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Storie e leggende

Il Re delle bisce

Era l'anno 1619 e don Claudio esercitava tranquillamente il suo mandato in una parrocchia della diocesi di Rimini. Da qualche giorno però il sacerdote era un po' turbato: gli capitava infatti spesso di imbattersi in orribili bisce nere e non riusciva a capire da dove provenissero tutte quelle bestiacce. Alla fine di marzo, don Claudio chiamò alcuni operai per sistemare il pavimento sconnesso della sua abitazione. Profondo il disgusto degli uomini quando, sollevando le travi di legno, scoprirono migliaia di orribili bisce nere annidate nelle intercapedini della casa. Ci volle un'intera mattinata e più di un uomo per ammazzarle tutte: i rettili infatti, colti alla sprovvista, saltavano e si ferivano l'un l'altro. Alla fine furono tutti sepolti in una fossa comune poco distante dall'abitazione. La notte della strage, nei dintorni della fossa, fu visto aggirarsi un terribile mostro con le fattezze di serpente che lanciava fischi raggelanti. Chi era questo mostro? E' il Basilisco dei Greci, il Regolo dei Romani e il Rebiscio del folclore romagnolo, insomma, il Re delle Bisce, citato anche da Aristotele e descritto da Plinio come un enorme serpente con una corona in testa. Si racconta che il suo alito sia letale e il suo aspetto orribile, al punto che basterebbe farlo specchiare per ucciderlo sul colpo. Il nostro Re delle bisce invece fu ammazzato con una fucilata dal nipote di don Claudio e finì nella fossa con i suoi ex sudditi.

I bagni e i ristoranti nell'Ottocento

Spiaggia Rimini

Fotografia di Sharon Mollerus, CC BY-SA 2.0

L'inaugurazione del primo Stabilimento Bagni a Rimini risale al 1843: in quel periodo però non esisteva ancora un adeguato servizio di ristorazione per chi si recava a trascorrere una giornata in spiaggia, o meglio, i ristoranti c'erano ma forse non erano all'altezza di chi era solito recarsi ai bagni con cuochi e servitori al seguito. A quei tempi le trattorie di Rimini offrivano solitamente menù abbondanti, piatti succulenti e saporiti, ma gli ambienti si presentavano semplici e talvolta non troppo più puliti; gli annunci pubblicitari decantavano 'ottima cucina' a 'prezzi modici', ma nessun accenno alla qualità dei vini o al servizio. Per questo i ricchi proprietari dei 'villini', frequentatori dei bagni, disdegnavano la pubblica ristorazione, preferendo farsi cucinare i soliti manicaretti dai fidati cuochi che si portavano da casa. Comunque di ristoranti o caffè aggregati al primo Stabilimento Bagni non si hanno notizie fino a una trentina d'anni dopo la sua apertura. Il secondo stabilimento bagni, il Kursaal, riservava invece una grande sala a sinistra dell'atrio per un 'grande esercizio ristorante', funzionante già dal 1872. Il locale offriva una discreta varietà di piatti a prezzi molto ragionevoli: erano previsti 'menù turistici' ma anche piatti più raffinati, come il caviale, per i più esigenti.

La passione di Paolo e Francesca

Paolo e Francesca

La vicenda di Paolo e Francesca è storicamente e ampiamente documentata da fonti narrative e letterarie, che però non si trovano sempre d'accordo. Boccaccio per esempio, fonte molto tarda, fornisce dati storicamente errati (come le informazioni sulle due famiglie dei da Polenta e dei Malatesta) mescolati ad elementi propriamente romanzeschi, ma rispetto ai cronisti dell'epoca, che non aggiungono nulla di nuovo alle informazioni sul quando e il dove del fattaccio, egli non ha indugi nell'affermare che l'omicidio fu consumato 'a Rimino' nella camera di Madonna Francesca. Dante a proposito tace e così anche i suoi commentatori, che non sollevano quesiti a proposito. Probabilmente perché che la faccenda si fosse svolta a Rimini era di dominio pubblico, ed era ovvio che si fosse svolta in uno dei palazzi che i Malatesta possedevano in città: non c'era alcun bisogno di esplicitarlo. Le altre città candidate ad essere state teatro dell'orribile omicidio sono, nell'ordine, Pesaro, Gradara, Santarcangelo, Verucchio, Meldola, Ghiaggiolo, Bellaria e chissà quante. Si tratta comunque di candidature relativamente recenti, basate su prove poco credibili, già confutate storicamente oppure frutto di tradizioni orali impossibili da verificare. Ci piace però citare Tommaso Diplovazio da Corfù, che nel 1504 indica a Rimini, come possibile teatro della disgrazia, una 'domus magna' sulla 'piazza grande', cioè nell'attuale piazza Tre Martiri. Oppure la relazione adultera e l'omicidio potrebbero essersi svolti nelle 'case rosse' di Porta S. Andrea, prima dimora riminese dei Malatesti.

Chiara, la santa 'cattiva'

La beata Chiara nacque intorno al 1260 in una famiglia nobile, anche se l'appartenenza alla casa degli Agolanti non è storicamente dimostrata. Si sposò giovanissima con un uomo ricco e potente secondo Fra' Roberto, il suo biografo. Durante la giovinezza condusse una vita movimentata e poco 'casta': 'Foe cattiva' egli scrive testualmente e, a causa della sua incredibile bellezza, 'de ogni laxivia foe piena et ogni vanità involta'. Rimase vedova e a ventiquattro anni si risposò: fu in questo periodo che Chiara cominciò ad avvicinarsi alla fede. A trentasei anni, rimasta di nuovo vedova, fondò il suo monastero e vi si rinchiuse, sottoponendosi a pratiche di disciplina sempre più severe. Chiara morì nel 1326 in odore di santità e, sempre secondo la nostra fonte, tutti i riminesi piansero a lungo sulla sua salma, che profumava di 'gilii et rose vermiglie'.